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From mastermind John Carpenter: Il giorno della luna nera (1986)

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blackmoon

Non ricordo come mai mi è saltato in mente di recuperare Il giorno della luna nera ma, ve lo giuro, NON È stato dopo aver scoperto che si trattava di una delle poche sceneggiature di John Carpenter che il nostro non aveva anche diretto. Quello l’ho scoperto leggendo i titoli di testa, e potete immaginarvi la mia faccia.
Ha invece a che fare con l’imbattermi nel titolo, per qualche motivo, e ricordarmi che si trattava del raro ruolo da action hero classico per un Tommy Lee Jones già vecchio (è sempre stato vecchio, come Morgan Freeman e Angela Lansbury) ma non ancora famoso e in gran forma fisica. Che carriera spettacolare ha avuto Tommy Lee Jones? Una delle fazze più incredibili del cinema. Un volto spigoloso e scolpito nella roccia che avrebbe potuto condannarlo a una vita da Clint Eastwood del discount, se non fosse che fin dall’inizio si è scoperto che era in realtà tranquillamente espressivo e flessibilissimo, intelligente, capace addirittura di comunicare una certa amichevolezza. E sono particolarmente fiero del fatto che, a 46 anni suonati, il ruolo che l’ha lanciato definitivamente sia stato – no, non l’Oscar vinto per Il fuggitivo, faciloni che non siete altro – l’indimenticabile William Strannix di Trappola in alto mare. Il film appena precedente al Fuggitivo, e dallo stesso regista, in cui rubava la scena nel ruolo del terrorista travestito da rockstar e si congedava come solo i migliori, pugnalato nel cranio da Steven Seagal. E presto lo vedremo affiancare Jason Statham in The Mechanic 2, tanto per chiudere un cerchio (vagamente ovaleggiante, ma accontentiamoci).
Insomma, ero curioso.

Ugh

Ugh

Ma in che senso “action hero classico”, vi chiedete?
Beh, tipo che il film inizia presentandoci il Tommy che, come la tradizione richiede a gran voce, sventa una rapina al minimarket.
Come lo fa è effettivamente un po’ meno classico del solito: il rapinatore entra nervoso a pistola spianata, Tommy inizialmente adotta la classica posa dell’impassibile rilassato, gli fa notare le telecamere di sicurezza e gli mette subdolamente fretta, e in pratica lo innervosisce e convince a rinunciare alla rapina a parole. Inquadrato a criminale fuggito, lo vediamo emettere un piccolo sospiro di sollievo. Capiamo che è carismatico e a suo agio nelle situazioni di stress potenzialmente violente, un po’ meno con l’idea di dover commettere violenze lui stesso.
Carpenter firma il soggetto, ma la sceneggiatura è a sei mani, il che lascia pensare a un abbandono a metà progetto o a un ritocco seguente (del resto Johnny in quel periodo era impegnato con Grosso guaio a Chinatown).
Si tratta comunque un concept decisamente meno particolare rispetto a un altro script regalato da zio Baffo come lo stilosissimo Occhi di Laura Mars (sempre con un enorme Tommy Lee Jones, per coincidenza): si narra di Quint, un ladro al soldo dell’FBI, che dopo essere stato colto sul fatto nasconde la refurtiva nel prototipo di un’auto superveloce, la Luna Nera, e si ritrova invischiato in un giro di ladri di vetture di lusso. Verrebbe la tentazione di infilarlo nel filone anni ’80 dei super-mezzi stile Supercar, Tuono Blu e i vari cugini, ma alla fine la Luna Nera oltre ad andare velocissimissima non fa un cazzo d’altro. Sapendo che si tratta di Carpenter non è però difficile intravedere fra le righe una specie di versione light dello schema alla Fuga da New York, con il governo che costringe un antieroe a rubare un bene prezioso da un avamposto nemico fortificato entro un tempo prestabilito.

Per la prima volta nella sua carriera di viscidone al bar, lui potrebbe desistere dall'offrirle da bere

Per la prima volta nella sua carriera di viscidone al bar, lui potrebbe desistere dall’offrirle da bere

Tommy, va detto, è credibilissimo nel ruolo: la fazza era già di pietra, ma nel 1986 era alto, slanciato e con le spalle larghe, e sarebbe potuto tranquillamente passare per una specie di Jena Plissken da un mondo parallelo se non fosse per un’attitudine rilassata e un personaggio che, come dimostra la sequenza d’apertura, non ha problemi a mostrare i suoi lati più fragili. Fu comunque tipo quinta scelta dopo l’impossibilità di arrivare a Jeff Bridges, Don Johnson, Tom Berenger e persino Richard Dean “MacGyver” Anderson.
Lo affianca Linda Hamilton, fresca del primo Terminator, e ancora afflitta da pessime scelte in materia di capigliatura. In compenso il suo personaggio – una ladra rivale che inizialmente complica la vita a Quint e poi passa dalla sua parte – è un po’ più approfondito della media dei personaggi femminili anni ’80 e, nei suoi momenti più cazzuti, un primo passo verso l’estremismo militarizzato della Sarah Connor versione T2.
E se Robert Vaughn come boss finale è una garanzia, una sorpresa è vedere Bubba Smith, l’Hightower di Scuola di polizia, nel ruolo rude e serissimo dell’agente FBI.
L’azione onestamente non abbonda: si tratta del tipo di film che preferisce prendersela comoda e farsi sorreggere dal carisma già maturo di Tommy Lee Jones e approfondire il suo rapporto con Cotonatura Apocalittica Hamilton e il complesso piano per recuperare la Luna Nera. E tutto sommato fa bene: quando alla mezz’ora infila un inseguimento fra Tommy su auto normale e Linda a bordo della Luna Nera, con tanto di tratto contromano alla Friedkin, a risaltare è più che altro la goffaggine con cui il regista-manovale Harley Cokeliss, strozzato da un budget inadeguato, non riesce a imporre uno senso di velocità decoroso.
E vogliamo parlare della Luna Nera stessa?
Un puro pezzo di inguardabile futurismo anni ’80, una specie di iPhone con ruote e alettone che pare Supercar schiacciata da un elefante, con tanto di sospensioni molli che la fanno rimbalzare come un grosso giocattolone a pedali. Una roba che non tutte le versioni del poster del film hanno il coraggio di mostrare, e che ammazza la sospensione dell’incredulità ogni volta che entra in scena.
Ma dove il film sbaglia nelle scene automobilistiche, rimedia a sorpresa nelle scazzottate.
C’è questa scena in cui Tommy è circondato da tre scagnozzi (capitanati da un Lee Ving magnetico più che mai) e, a confermare le impressioni di quel sospiro di sollievo iniziale, le prende senza restituire un colpo uno e viene massacrato senza pietà; non ci sono arti marziali nè particolari virtuosismi, ma agli stuntmen sarà venuta voglia di divertirsi per cui si prendono e si lanciano alla grezza come non vedevo fare da certi vecchi western (e apparentemente Tommy ha voluto prendersi molte delle botte in prima persona).
Quando scatta l’assalto al palazzo nemico il film finalmente ingrana come si deve, e infila un incredibile colpo di coda con la Luna Nera lanciata a turbo che salta da un palazzo all’altro anticipando di 30 anni l’analoga scena di Dubai in Furious 7. Tale botta di adrenalina proto-torettiana risveglia la combattività in Tommy Lee Jones, che finalmente si tira su le maniche e smolla qualche decisivo sganassone sotto lo sguardo d’approvazione di Hightower.
In conclusione: forse il Carpenter più smorzato, ma ci si diverte.

Poesie a confronto

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DVD-quote:

“Mena Tommy, mena!”
Nanni Cobretti, i400Calci.com

>> IMDb | Trailer (consigliatissimo)


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